Progetto Arteria nasce grazie al contributo della Regione Puglia con il programma SThAR lab. Coordinato dalla Giovanni Panaro S.p.A. per il Comune di Alberobello (BA) è affidato alla direzione artistica della storica dell’arte Sara De Carlo e all’opera dell’artista Alessandro Suzzi alias Gods in Love.
Siamo ad Alberobello (BA), città nota in tutto il mondo come la Capitale dei Trulli. L’obiettivo del progetto è proprio quello di portare, in luogo così popolare, un’opera d’arte pubblica contemporanea. Il lavoro è dedicato innanzitutto alla popolazione che vive ogni giorno queste strade e merita di poter fruire di nuove forme d’arte a cui non è mai stata avvezza, ma anche a tutti coloro che vicini o lontani visiteranno la nostra città e potranno aggiungere una tappa in più al proprio itinerario di viaggio.
Il muro scelto per questo lavoro è la facciata principale dello Stadio Comunale Scianni-Ruggieri, concettualmente connesso alla Community Library di Alberobello. I due luoghi hanno in comune la loro natura di spazi di aggregazione, soprattutto giovanile, in cui poter coltivare e accrescere delle competenze. Progetto Arteria cercherà di creare un fil rouge indissolubile tra le due culture: quella sportiva e quella artistico-letteraria.
Come le arterie portano il sangue ricco di ossigeno lontano dal cuore, così Progetto Arteria vuole portare linfa vitale - rappresentata dall’arte in tutte le sue forme - nelle zone meno turistiche del paese, irrorando il tessuto cittadino con un’alternativa culturale che renda questi luoghi dei riferimenti.
Alessandro Suzzi (Cosenza, 1980) è street artist e direttore artistico. Il suo lavoro artistico inizia da giovanissimo con la pubblicazione di varie novel graphics con etichette indipendenti pugliesi, successivamente si appassiona all'arte urbana, al writing e alla cultura punk e hip hop. Con la NYSF Crew nel 2004 vede pubblicato il proprio lavoro su Graffiti World – Street Art from five continents di Nicholas Ganz.
Dopo essersi trasferito a Bologna per gli studi universitari Suzzi inizia una feconda produzione di dipinti a olio. Nel 2010 nasce ufficialmente il progetto artistico Gods in Love con cui annovera opere in tutta Italia e all’estero. L’intento del progetto è quello di rappresentare gli eventi biblici più ambigui e sconosciuti, leggendoli in chiave laica e con una personalissima interpretazione estetica.
Contemporaneamente, oltre che all’attività di artista, Alessandro Suzzi intraprende un percorso finalizzato alla creazione e gestione di eventi culturali legati al mondo dell’arte pubblica e contemporanea: nel 2015 è direttore artistico del festival di arte pubblica Verso Sud e dal 2018 al 2021 del festival di arte pubblica Appartengo che si tiene a Stigliano (MT).
Sara De Carlo (Alberobello, 1990) è storica e critica d’arte, laureatasi presso La Sapienza Università di Roma in storia dell’arte contemporanea. Ha collaborato con il Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo alle Terme, Palazzo Altemps, Terme di Diocleziano, Crypta Balbi) e con il fotografo d’arte Claudio Abate.
Sua è la curatela delle mostre: Visioni del corpo nello spazio urbano – Ennio Buccioli (2021, Museo Civico di Putignano BA), Giano - Agrimi / Giangrande (2019, Fortino di Sant’Antonio Abate a Bari), Manhattan – Nino Giammarco (2016, Studio Abate a Roma), Paesaggi: uno sguardo sul corpo (2015, Marmo a Roma). Inoltre, ha scritto per le mostre: Scarti – Franco Farina (2021, Festival della sostenibilità di Crispiano TA), Progetto Monet (2021, Fondazione Museo Pino Pascali a Polignano a Mare BA), People – Nico189 (2020, Wallness Gallery a Bari), Nudisti Timidi. Anonimo Assoluto - Kawamura Gun (2016, Galleria 291 est a Roma), ll Mattone: 6 Outsider (2015, Museo MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea a Roma).
Nel 1951 Pier Paolo Pasolini, sotto lo pseudonimo di Paolo Amari, scrisse per “Il Quotidiano” l’articolo I nitidi trulli di Alberobello, parlando del paese come il capolavoro delle Puglie. I visitatori, proprio come lo stesso Pasolini, sono sempre sorpresi e affascinati dall’idea che si possa vivere in una tale fiabesca atmosfera, fatta del biancore delle architetture spontanee. A tale bellezza e unicità rende omaggio la grande opera realizzata da Alessandro Suzzi alias Godsinlove sulla parete d’ingresso dello Stadio Comunale. La grigia facciata si è riempita dei colori sociali di Alberobello: il giallo e il verde. La sua opera parla d’incontro tra culture: quella sportiva e quella storico-letteraria, d’altronde come diceva Pier Paolo Pasolini: il calcio è un vero e proprio linguaggio fatto di segni, con i suoi poeti e prosatori. Sulla sinistra due ragazzi giocano a calcio sulle nuvole e poi spiccano il volo in forma di colombe bianche, proprio come quelle che sovrastano la maestosa quercia dello stemma cittadino. Si tratta di un omaggio ai giovanissimi Giuseppe Scianni e Carlo Ruggieri che hanno perso la vita esattamente venticinque anni fa, mentre attraversavano la strada al termine di un allenamento nello stadio che oggi porta il loro nome. A seguire è un chiaro riferimento allo stemma cittadino con la lotta tra il leone rampante e il guerriero immortalata da uno smartphone, emblema della società contemporanea affetta da “condivisione” compulsiva. Al centro, invece, campeggiano dei palloni immersi nella lettura, totalmente rapiti dal racconto. Accanto, sette pinnacoli – i tradizionali elementi decorativi posti sulla sommità dei trulli – nella loro antropomorfizzazione richiamano alla mente i sette liberatori della Selva a cui la storia attribuisce la liberazione della città dal regime feudale. Successivamente il dovuto omaggio - in chiave pop - a Pier Paolo Pasolini che oltre ad aver narrato la bellezza dei trulli ha sempre amato il calcio, soprattutto quello giocato nei campi di periferia dove il rapporto tra i tifosi e i giocatori è reale, fisico, come a teatro. Infine, dei trulli fanno degli autoscatti facendoci riflettere su come è cambiato il nostro approccio con i luoghi e gli eventi sempre più rapido e mediato da uno schermo, spesso dimentichiamo di godere della lentezza e dell’autenticità attraverso i nostri occhi, senza filtri. Un ramoscello d’olivo e uno di quercia sono in rappresentanza dei due alberi secolari che, come grandi saggi, proteggono il nostro territorio. A chiudere questo straordinario ed enorme lavoro pittorico c’è la coralità dei corpi che s’intrecciano e puntano a un pallone grande come il mondo, perché grande è lo spirito di squadra e comunità, lo stesso che in questi anni di distanziamenti ci è mancato come l’aria. La zona è stata inoltre dotata di panchine e cestini portarifiuti affinché lo spazio antistante allo stadio non sia più solo un luogo di passaggio, ma un posto in cui poter sostare e fruire della nuova facciata d’artista che guarda e abbraccia la città.